Densità, plasticità, riflessività. Tre virtù della ricerca audiovisiva al servizio dell’etnografia delle tecniche. Buob, B. Antropologia, NS 2(2):157--183, 2015.
Densità, plasticità, riflessività. Tre virtù della ricerca audiovisiva al servizio dell’etnografia delle tecniche [link]Paper  doi  abstract   bibtex   
Troppo spesso succede che gli etnologi che s’interessano tutto a un tratto al film vedano nel cinema esclusivamente un mezzo alternativo al lavoro scritto. Infatti, il film è generalmente concepito come l’occasione per valorizzare in modo diverso i risultati delle ricerche o di astrarsi, per una volta, dai vincoli della ricerca istituzionale. Per il ricercatore abituato a usare una telecamera, quest’unica motivazione è deludente; il film apre all’antropologia prospettive decisamente diverse da quelle offerte dallo spiraglio della divulgazione o dal sentiero già imboccato una volta verso il cinema documentario. Questo testo si propone di analizzare tre delle virtù sostanziali della pratica filmica: la densità, la plasticità e la riflessività. Sottolineerà anche il fatto che l’etnografo che ha la possibilità, grazie al film, di “guardarsi guardando”, può essere portato a riconsiderare un certo numero di elementi dati per scontati e a progredire così in un apprendimento sempre rinnovato del suo campo senza per questo credere nel suo possibile esaurimento.
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	title = {Densità, plasticità, riflessività. {Tre} virtù della ricerca audiovisiva al servizio dell’etnografia delle tecniche},
	volume = {NS 2},
	copyright = {Copyright (c) 2015 Antropologia},
	issn = {2420-8469},
	url = {http://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia/article/view/383},
	doi = {10.14672/ada2015383%p},
	abstract = {Troppo spesso succede che gli etnologi che s’interessano tutto a un tratto al film vedano nel cinema esclusivamente un mezzo alternativo al lavoro scritto. Infatti, il film è generalmente concepito come l’occasione per valorizzare in modo diverso i risultati delle ricerche o di astrarsi, per una volta, dai vincoli della ricerca istituzionale. Per il ricercatore abituato a usare una telecamera, quest’unica motivazione è deludente; il film apre all’antropologia prospettive decisamente diverse da quelle offerte dallo spiraglio della divulgazione o dal sentiero già imboccato una volta verso il cinema documentario. Questo testo si propone di analizzare tre delle virtù sostanziali della pratica filmica: la densità, la plasticità e la riflessività. Sottolineerà anche il fatto che l’etnografo che ha la possibilità, grazie al film, di “guardarsi guardando”, può essere portato a riconsiderare un certo numero di elementi dati per scontati e a progredire così in un apprendimento sempre rinnovato del suo campo senza per questo credere nel suo possibile esaurimento.},
	language = {en},
	number = {2},
	urldate = {2017-03-03TZ},
	journal = {Antropologia},
	author = {Buob, Baptiste},
	year = {2015},
	pages = {157--183}
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